Proseguono le attività di scavo sulla tratta Palomba-Catenanuova per il rinvenimento di un insediamento riferibile all’età romano imperiale

Italferr, Società del Polo Infrastrutture del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, è la prima società di ingegneria italiana a dotarsi, fin dagli anni ’90, di un proprio staff di archeologi professionisti in grado di gestire tutte le attività archeologiche funzionali alla progettazione ed esecuzione delle opere ferroviarie.

L’opera

Nell’ambito della realizzazione del nuovo collegamento Palermo-Catania-Messina, parte integrante del Core Corridor n. 5 "Scandinavian - Mediterranean (Helsinki-La Valletta)", Italferr è in prima linea per fornire servizi che riguardano la Progettazione, la Direzione Lavori, il coordinamento dei processi e il supporto alla Stazione Appaltante RFI.

Un’opera strategica, che garantirà un importante abbattimento dei tempi di percorrenza, unitamente a numerosi vantaggi sulla sicurezza generale del trasporto e lo sviluppo economico e sociale dei territori interessati.

Il ritrovamento

In particolare, sulla direttrice Palermo - Catania che, a regime, permetterà di ridurre i tempi di percorrenza di circa 60 minuti, collegando le due città metropolitane in 2 ore, rispetto alle 3 ore attuali, le indagini archeologiche preventive eseguite da Italferr, hanno permesso un importante ritrovamento.

Più in dettaglio, su una collina prospiciente il corso del Fiume Dittaino (antico Chrysas) sulla tratta Palomba - Catenanuova, in posizione favorevole al controllo strategico della vallata e delle vie di comunicazione, è stato rinvenuto un vasto insediamento riferibile all’età romano imperiale (tra la metà del I e il III sec. d.C.), con evidenze di rioccupazioni anche in epoche successive.

Ad ovest dell’insediamento, sulla sommità della collina e sul versante nord-ovest, è stata inoltre individuata un’estesa necropoli che ha restituito 168 sepolture. I dati ad essa associati ci raccontano di una significativa stratificazione sociale, con un insieme di tombe del tipo a “fossa terragna”, con coperture principalmente costituite da coppi e tegole e nuclei di tombe monumentali, che offrono ulteriori prove della complessità e della diversità sociale dell'insediamento principale.

Una conferma incontrovertibile dei livelli di ricchezza dell’area è data proprio dal nucleo di sepolture monumentali della necropoli, costituito da una tomba alla cappuccina, da un bustum e da una incinerazione in urna marmorea. In particolare, il bustum ha restituito un corredo eccezionale costituito da cinque collane e due anelli in oro mentre l’urna cineraria, in marmo di Carrara, riporta un’iscrizione che testimonia la presenza sul sito di un “Magnus Magister Pecoris”, dunque di una figura preposta all’amministrazione e gestione dell’allevamento di greggi, e di un dispensator, un amministratore, che dona l’urna al defunto. Due figure che lasciano presupporre una struttura amministrativa complessa e la stanzialità di soggetti incaricati della gestione di un patrimonio e certamente di una attività di allevamento.

Le indagini riferite all’abitato, riportano a un'organizzazione degli spazi che conferma la complessità dell’insediamento, presumibilmente una villa rustica con un ambiente centrale e almeno tre ambulacri. Residui di pavimentazioni e dei crolli delle coperture ne confermano la particolare importanza dell’abitato, la cui posizione strategica dominava in origine tutto il versante.

Le caratteristiche delle strutture emerse inducono a ritenere che le stesse non possano essere interpretate come ambienti abitativi, ma piuttosto come aree riconducibili a una attività produttiva da mettere in connessione con la pars dominica della villa romana.

Infine, grazie agli esiti delle indagini magnetometriche, è stata rinvenuta nel settore a est del sito un’area di possibile utilizzo di culto. Si tratta di un canale naturale all'interno del quale sono state rinvenute varie tracce di ossa animali combuste, alternate a strati di bruciato e depositi alluvionali, che rimandano all'espletazione di riti. L’area ha restituito diversi esemplari di oscilla, aghi e spilloni in osso lavorato. Spicca la presenza di un dado con una lettera inscritta non ancora decifrata.

Le attività di scavo, avviate nel 2020 in collaborazione con la Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Enna, sono ancora in corso con l’obiettivo di documentare l’area archeologica in tutta la sua estensione e sviluppare un progetto di valorizzazione del sito.

Un’attività importante, che conferma come l’approccio di Italferr verso l’analisi archeologica preventiva attraverso il ricorso a strumenti e metodologie innovative, risulti vincente al fine di salvaguardare e rendere fruibile l’eredità dei nostri antenati e contestualmente consenta il passaggio di un’infrastruttura di rilevanza strategica a livello nazionale e internazionale.