* Da Archeomatica – Tecnologie per i Beni Culturali; Rivista trimestrale – Anno XV – Numero 4 2023, pagg. 18-20
di Francesco Marco Paolo Carrera (Ministero della Cultura); Francesca Frandi (Italferr); Gabriella Gasperetti (Ministero della Cultura); Giancarlo Pastura (Italferr); Cristian D’Ammassa (RFI)
La progettazione del nuovo collegamento ferroviario con l’Aeroporto di Olbia “Costa Smeralda”, è stata occasione per l’avvio di una sinergia tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro e la struttura Archeologia di Italferr (Polo Infrastrutture - Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) per la sperimentazione di nuove procedure operative.
Nell’ambito del procedimento di Verifica Preventiva dell’Interesse Archeologico (VPIA), la Soprintendenza e Italferr, prima società di ingegneria in Italia a dotarsi di uno staff interno di archeologi che segue i diversi livelli di progettazione, hanno sperimentato un nuovo protocollo operativo consistente nell’applicazione sistematica ed integrata di nuove metodologie di indagine non invasive, che risultano più speditive e funzionali all’individuazione di contesti archeologici significativi in relazione alla progettazione di grandi infrastrutture, riducendo sensibilmente le tempistiche ed i costi dell’iter autorizzativo in materia di archeologia preventiva.
Il contesto territoriale di partenza non era certamente dei più semplici in quanto le diverse analisi effettuate nella fase di redazione dello studio archeologico hanno mostrato un’area che si caratterizza per un elevato grado di rischio archeologico dovuto a presenze riferibili sia al periodo nuragico che a quello romano. In particolare, la bibliografia edita documenta numerosi siti noti, parzialmente interferenti con il tracciato dell’opera, alcuni dei quali confermati da aree di dispersione di materiali fittili, seppur in numero esiguo e poco rappresentativi ai fini predittivi: l’area di progetto, infatti, non sembra essere mai stata oggetto di arature che, nella loro azione distruttiva, portano alla luce elementi dagli strati più antichi, venendo a mancare le caratteristiche aree di dispersione ben identificabili sia sul terreno che nelle letture aerofotogrammetriche.
Il tavolo di lavoro avviato dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro e la struttura Archeologia di Italferr si poneva, quindi, come obiettivo primario quello di individuare sistemi di indagine speditivi ed affidabili, in grado di calibrare entità ed ubicazione di eventuali saggi di scavo, riducendone sia i costi che le tempistiche, necessità ulteriormente accentuata dall’ inserimento di quest’opera nell’elenco degli interventi del PNRR.
Rapportate l’estensione dell’opera e le tempistiche per la sua realizzazione alle esigenze di conoscenza e tutela, si è preferito adottare un approccio innovativo e di maggior efficacia sia per i riscontri, sia per i tempi, anziché percorrere la più tradizionale via dei saggi estensivi. Pertanto, si è optato per l’utilizzo contemporaneo di diverse metodologie di indagine strumentale indiretta, eseguiti per mezzo di drone, quali il rilievo Lidar, l’acquisizione di immagini RGB e le analisi Multispettrali e Termiche.
Le indagini, condotte per conto e con la supervisione di Italferr dalla società ATS (ARCHEO TECH & SURVEY), hanno interessato tutto il planoprofilo dell’opera per una lunghezza di circa 4 Km e una superficie complessiva di 8 ettari, acquisita integralmente con due giorni di attività, nonostante le limitazioni di volo dovute alla vicinanza dell’Aeroporto. Tutti i dati registrati sono stati importati ed elaborati all’interno di un sistema GIS dedicato al progetto, che raccoglie anche i dati pregressi documentati dallo studio archeologico. L’interpretazione delle elaborazioni generate dalle varie tecniche di telerilevamento è stata effettuata attraverso un’analisi visiva ed una successiva restituzione delle anomalie tramite disegno vettoriale su features poligonali. Ad ogni entità individuata sono stati assegnati una serie di attributi relativi principalmente al tipo di traccia, al sensore che l’ha individuata, all’interpretazione ed al grado di rischio. Quest’ultimo è stato compilato in una scala di valori basso – medio – alto come da normativa vigente, a seconda della ripetitività della traccia nelle diverse sensoristiche, della sua attendibilità e del suo inserimento nel contesto antropico. La carta di sintesi con le anomalie individuate è stata realizzata associando un colore diverso a seconda della categoria interpretativa e un’etichetta con il numero identificativo di ogni traccia corrispondente ad uno schedario.
Le indagini hanno restituito un quadro estremamente articolato composto complessivamente da 32 anomalie, la maggior parte delle quali legate allo sfruttamento agricolo del territorio. Le sensoristiche hanno consentito di ricostruire in modo estremamente dettagliato la micro-topografia dell’area interessata dal progetto ed hanno evidenziato alcuni tratti di viabilità scomparsa risalente al secolo scorso ed anomalie in corrispondenza del Nuraghe Sa Tupia, oltre a tracce di forma regolare in prossimità delle aree di spargimento di materiale mobile individuato durante le ricognizioni per la redazione dello studio archeologico.
Sul restante territorio indagato il livello di rischio emerso dallo studio archeologico appare mitigato e da ritenersi basso in quanto, con la verifica delle indagini non invasive, non sono emersi elementi riconducibili a contesti archeologici.
L’acquisizione di queste informazioni ha consentito alla competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro di esprimere il proprio parere di competenza prescrivendo l’esecuzione di saggi mirati sulle anomalie, peraltro non visibili con indagini di superficie, comprimendo notevolmente le tempistiche di esecuzione, troppo spesso vincolate ad aspetti di difficile gestione in ambito di progettazione di grandi opere.
Questa prima sperimentazione metodologica su infrastrutture lineari ha mostrato un ottimo potenziale, soprattutto dal punto di vista della velocità, dei costi, della precisione tecnica e del raggiungimento di buoni risultati, tutti obiettivi di innegabile importanza nella pratica dell’archeologia preventiva.
La qualità delle restituzioni dimostra che le più evolute tecnologie e strumentazioni sono ora in grado di fornire una caratterizzazione dettagliata del record nascosto, anche a scala paesaggistica, fondamentale per opere di grande estensione.
Visti gli ottimi risultati ottenuti, Italferr ha avviato ulteriori sperimentazioni di tali metodologie di indagine - aggiungendo anche ulteriori sensoristiche da UAV - in altri contesti, che sembrano confermare, grazie al confronto di dati acquisiti con metodi geofisici tradizionali e con la verifica puntuale, l’affidabilità del protocollo qui sinteticamente presentato.